Capello: quando parlare di alopecia?

Si definisce alopecia il processo di diminuzione della qualità e della quantità di capelli o la loro scomparsa. Il termine deriva dal greco alópex (ἀλώπηξ = volpe) e vuole indicare un tipo di perdita di capelli a chiazze, come quella della volpe in primavera. Infatti proprio al cambio delle stagioni succede quasi a tutti di perdere più capelli, fenomeno che si accentua in primavera e in autunno ma che può cominciare a verificarsi anche in estate a causa della eccessiva esposizione alle radiazioni solari e alle alte temperature. Ma andiamo a vedere in dettaglio.

Qual è il ciclo di vita del capello?

ll ciclo di vita e la conseguente crescita del capello avviene alla velocità di 1-1,5 cm al mese. Il capello è un elemento vivente che segue un ciclo pilifero della durata media di 2-6 anni. Nell’uomo, al contrario degli altri mammiferi che sono sottoposti ad una muta periodica, questa evoluzione ciclica non è sincrona (quindi ogni capello è indipendente dagli altri). 

I capelli crescono ciclicamente seguendo tre fasi:  

  • una fase di crescita chiamata anagen,
  • una fase di regressione detta catagen
  • un periodo di riposo detto telogen.


Nella fase anagen si riconoscono sei sottofasi. Le prime cinque sottofasi occupano un periodo abbastanza breve e costituiscono la fase proliferativa, mentre la sesta fase è quella più lunga ed è caratterizzata da una fase di differenziazione. 

La fase catagen rappresenta il momento in cui il follicolo comincia a diminuire e man mano ad arrestare la propria attività mitotica. Essa ha una durata di circa 7-21 giorni. 

La fase telogen rappresenta la fase di riposo del follicolo ed ha una durata di circa 3 mesi nel corso dei quali il sacco follicolare, che contiene il bulbo del capello, risale verso l’epidermide.

Nel corso dell’anno due periodi, primaverile e molto più visibilmente nel periodo autunnale, si assiste ad una caduta di capelli in fase telogen. Questi dati scientifici danno valore alla detto popolare “cadono le foglie, cadono i capelli“. Un aumento dei capelli che cadono non deve far pensare a nulla di patologico e quindi destare preoccupazione, fino a che la quantità di capelli in caduta sia proporzionata alla loro densità abituale. Si può iniziare a pensare di essere di fronte ad una anomalia nella caduta di capelli quando la quantità dei capelli in fase di caduta è visibilmente maggiore rispetto alla quantità dei capelli in fase di crescita

Ma quali possono essere le cause dell’alopecia?

Diverse sono le cause dell’ alopecia:

  • genetico, talvolta con trisomia del cromosoma 21;
  • immunologico, che comporterebbe uno stato di diminuzione delle difese immunitarie oppure una compartecipazione di malattie a sfondo autoimmunitario;
  • nutrizionale, per carenza di proteine, vitamine o minerali dovuta a diete troppo restrittive o malattie (es. anemia);
  • psicologico, causato da stress ed eventi traumatici.

 

Classificazione

Le alopecie possono essere classificate in cicatriziali, suddivise in ereditarie ed acquisite, e non cicatriziali suddivise a loro volta in ereditarie ed acquisite.

Tra le non cicatriziali acquisite esiste L’ ALOPECIA ANDROGENETICA che è legata alla interazione del testosterone (ormone androgeno) con dei recettori ormonali presenti nel follicolo pilifero; più questi recettori sono sensibili più la calvizie è precoce. Quando l’attività ormonale inizia la sua fase acuta, si manifesta questo problema: chiaramente  più presto si iniziano i trattamenti preventivi, maggiori sono le probabilità di successo. È necessario proteggere il follicolo pilifero del capello dall’attacco di radicali liberi e dagli squilibri sebacei. Per tale motivo è fondamentale

  • la scelta di uno Shampoo adeguato
  • proteggere i capelli dalle radiazioni UVB
  • usare spazzole morbide per pettinare i capelli soprattutto quando sono bagnati
  • Limitare i trattamenti chimici (decolorazione e permanente)

Oltre alla calvizie comune conosciuta come alopecia androgenetica è molto frequente il TELOGEN EFFLUVIUM, alopecia non cicatriziali acquisita. In tale manifestazione i capelli cadono copiosamente senza formare alcuna chiazza. È una caduta legata a vari motivi: gravidanza, carenze nella dieta, terapie farmacologiche, malattie gravi, stress, ecc. Anche per questo tipo di alopecia è necessario risalire alle cause scatenanti così da usare la terapia, locale o sistemica, più adatta alla risoluzione del problema.

Altra manifestazione di alopecia non cicatriziale acquisita è L’ ALOPECIA AREATA, caratterizzata dalla comparsa di una o più chiazze di forma circolare di dimensione variabile ben delimitate completamente prive di peli. Questo tipo di alopecia può colpire sia il cuoio capelluto che la barba, le sopracciglia e talvolta tutto il corpo sempre con chiazze rotondeggianti. La causa spesso è legata ad alterazioni psico emotive, shock traumatici, ma anche malattie autoimmuni, disfunzione ormonale, infezioni. Molto spesso i capelli ricrescono spontaneamente ma sono frequenti recidive.

Alopecia areata è una patologia che crea molto disagio in coloro che ne sono affetti e il dermatologo è colui che imposta il tipo di terapia adatta dopo una accurata diagnosi. Una volta scelta una terapia, questa dovrà essere seguita scrupolosamente per alcuni mesi prima di poter determinare l’efficacia o meno del trattamento. È opportuno anche ricordare che durante una terapia si possono manifestare delle ricadute parziali che possono minare la fiducia del paziente nella terapia (recidive). Tra le terapie possiamo riconoscere quelle su base ORMONALE, in cui il farmaco principe è sicuramente il cortisone, e quelle NON ORMONALI. Trattamenti non ormonali impiegati per arrestare la patologia, laddove è possibile, si basano sulla vascolarizzazione dei follicoli piliferi che devono restare attivi. Tra le più comuni sono le sedute di Laser terapia con lunghezza d’onda di 308 nm e l’uso delle lozioni a base di Minoxidil, il suo successo è basato sull’aumento della produzione di una proteina specifica nella papilla dermica che rende il capello più lungo e di diametro maggiore.

Studi recenti hanno messo in evidenza la possibilità di considerare l’Alopecia Areata come una patologia spia di altre ben più importanti. Per tale motivo il paziente non deve essere visto sotto il profilo dell’alopecia areata ma sottoposto ad uno screening più ampio.

“L’A.A. non è da confondersi con l’alopecia comune, che ha tutta un’altra patogenesi, e dalle cicatriziali che vengono mediate da altri tipi di patogenesi – spiega ancora Rossi – È una condizione geneticamente determinata,  con un impatto da punto di vista immunologico importante. È considerata a tutti gli effetti una patologia autoimmune, al pari della tiroidite, della psoriasi, della celiachia. Facile da diagnosticare per le caratteristiche peculiari, da non sottovalutare perché spesso può mimare altre condizioni.  Non ha un protocollo ed è personalizzata, è fatta sul paziente perché ogni paziente ha con sé altre condizioni autoimmuni:  nel 25 per cento dei casi associa la tiroidite hashimoto, nel 5/6 per cento il morbo celiaco, altre percentuali per condizioni tipo psoriasi, vitiligine[AB1] , ecc.. Motivo per cui – avverte il prof. Rossi – il paziente non deve essere visto sotto il profilo dell’alopecia areata ma sottoposto ad uno  screening più ampio. Possiamo considerare l’Alopecia areata quindi una patologia spia di altre ben più importanti come anche la sclerosi multipla, che hanno la stessa patogenesi e magari si svilupperanno solo più in là”.

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